mercoledì 25 aprile 2012

Quando Mario bacchetta Mario

Oggi tra le pieghe del suo discorso Mario Draghi Presidente Italiano della Bce e non il primo venuto, ha detto che le manovre fatte di sole tasse (tanto amate dal nostro presidente del consiglio) portano solo ed unicamente recessione!

A me è parso di leggere tra le righe una vergata nei confronti del nostro presidente del consiglio Mario Monti e di tutti quei governanti europei che praticano tali recessive manovre!

Ma è solo una mia posizione!!

L'ITALIA DI OGGI! - Chi si Suicida e chi Ride grazie allo Stato

Da un'articolo de L'espresso nuova riflessione sull'Italia di Oggi! Come sempre condivido il link e copio per intero l'articolo citato!

C'è chi si suicida grazie all'idinferenza dello Stato e c'è chi se la ride grazie agli aiuti (non solo economici) di Stato!

L'azienda fa crac, il manager ride


di Elena Bonanni e Maurizio Maggi

Sono sempre di più in Italia i casi di imprese che vanno male, ma i cui dirigenti 'top' prendono stipendi da favola. Mentre la differenza di compensi tra i vertici e i dipendenti sale ancora: ora è 143 a uno. Da Bpm a Unicredit, da Telecom a Fiat, ecco che cosa ha scoperto 'l'Espresso' (meglio se prima prendete un digestivo)(23 aprile 2012)La Borsa di Milano è una delle cenerentole dell'Occidente e il Pil tricolore arranca. Eppure gli stipendi dei top manager continuano a galoppare. Lo conferma il network internazionale Ecgs (Expert corporate governance service): solo i capi azienda britannici battono gli italiani nella classifica dei più pagati. In media 6,08 milioni di euro contro 5,48. Piuttosto lontani tedeschi (3,83 milioni) e francesi (3,43 milioni), nonostante in Germania e in Francia abbondino i colossi di stazza internazionale che in Italia sono ben pochi. Il 2011 horribilis dell'economia italiana, così, ha lasciato poche tracce nelle "paghe" dei grandi timonieri delle società di Piazza degli Affari. "Il boss delle aziende italiane quotate in Borsa guadagna 143 volte la media dei propri dipendenti", sostiene Sergio Carbonara, fondatore di Frontis Governance, società che offre consulenza agli azionisti di minoranza delle imprese quotate e supporto degli stessi nella partecipazione alle assemblee. Che aggiunge: "Una forbice troppo ampia e che diventa abnorme in alcuni casi, come quello della Pirelli, dove il presidente e amministratore delegato, che è anche azionista di maggioranza, ha portato a casa il corrispondente di ben 877 stipendiati". La media complessiva delle retribuzioni 2011 degli amministratori delegati delle big del listino, stando alle prime analisi di Frontis Governance, è cresciuta di oltre il 20 per cento rispetto ai 4,4 milioni del 2010. Fausto Marchionni e Jonella Ligresti Ci sono casi eclatanti di incongruenza tra soldi intascati e risultati conseguiti sul campo. Per esempio, il gruppo Fondiaria-Sai dei Ligresti, la Banca Popolare di Milano e il Montepaschi di Siena. Nel corso del 2011 Fonsai ha perso in Borsa addirittura l'83,03 per cento e i due istituti di credito hanno bruciato quasi due terzi della capitalizzazione che avevano a inizio del 2011, e tutte e tre le società hanno chiuso i conti in profondissimo rosso. Così la buonuscita-monstre dell'ex amministratore delegato di Fonsai, Fausto Marchionni (10,5 milioni di euro) e quella degli ex direttori generali di Mps, Antonio Vigni (4 milioni), e della Bpm, Enzo Chiesa (2,35 milioni), hanno fatto gridare allo scandalo. Per carità, tutto secondo contratti, però la sorpresa resta. "Fanno impressione le differenze di retribuzione tra i vertici e la media dei dipendenti, e anche le maxi-liquidazioni, spesso di dirigenti che hanno ottenuto pessimi risultati. Sono contraria ai giganteschi "paracadute" per chi lascia", sottolinea Rosalba Casiraghi, presidente di Nedcommunity, associazione nata per valorizzare il ruolo dei componenti non esecutivi e indipendenti negli organi societari. "Ritengo però che le esagerazioni che sono sotto gli occhi di tutti siano il retaggio di vecchie situazioni: molte aziende stanno affrontando con spirito diverso il tema del compenso degli executive, e legano sempre più la parte variabile dei guadagni a parametri qualitativi di medio e lungo periodo", precisa Casiraghi. Marco Tronchetti Provera Al vertice della pericolante Fonsai (sta per confluire nella Unipol) ci sono anche strapagati esponenti della famiglia proprietaria (per le cui holding Imco e Sinergia la Procura di Milano ha chiesto il fallimento): gli stipendi 2011 di Jonella e Paolo Ligresti sono stati rispettivamente di 2,51 e 2,14 milioni di euro. Niente male, per un'azienda che ha perso più di un miliardo e mezzo di euro negli ultimi due anni. Quando al comando di una società ci sono rappresentanti della famiglia azionista di maggioranza o di controllo, il rischio che esploda il conflitto di interessi (con i soci di minoranza a fare da vasi di coccio) è sempre dietro l'angolo. Il più pagato del 2011, per esempio, è Marco Tronchetti Provera. Ma sul suo fantastico incasso di oltre 22 milioni di euro incidono per oltre la metà premi maturati negli anni precedenti, e Pirelli&C ha macinato un bell'utile, nel 2011, e sul listino il titolo è salito del 6,27 per cento, mentre l'indice Ftse Mib arretrava del 25,5 per cento. I Moratti invece (Gianmarco, Massimo e Angelo) si sono portati a casa globalmente oltre 6 milioni di euro, dopo che la loro Saras ha accumulato più di 60 milioni di euro di perdite nel biennio 2010-2011 e l'azione, l'anno scorso, è scivolata del 40,17 per cento. Pierfrancesco Guarguaglini "Esempi come quelli di Bill Ford, che si congelò lo stipendio da presidente della casa automobilistica in una fase di grande difficoltà per la sua società, in Italia ancora non si sono visti. Quando le aziende sono in crisi, anche gli stipendi dei vertici dovrebbero rispecchiare lo stato di salute dell'impresa. E comunque in Italia capita che la politica della remunerazione dei vertici aziendali venga approvata in assemblea nonostante il voto contrario degli azionisti di minoranza. Un inelegante malcostume", dice Stefano Modena di Governance Consulting, società di consulenza per la conduzione delle aziende. Qualcuno ritiene anche che i boss delle aziende controllate dallo Stato dovrebbero dare il buon esempio. I megacompensi degli amministratori delegati di Eni e Enel sono finiti in Parlamento. Oggetto di una interrogazione del deputato Fabio Evangelisti dell'Idv, che ancora non ha ricevuto risposte dal premier Mario Monti ma non molla l'osso: "La crisi economica che attanaglia il Paese è devastante. C'è una nicchia di privilegi, stipendi e prebende ormai fuori controllo. I manager, specialmente quelli pubblici, dovrebbero fare la propria parte, le loro paghe sono abnormi e accentuano le assurde diseguaglianze tra ricchi e poveri". Tra le quotate di Stato, però, ha fatto rumore la Finmeccanica dell'ex Pierfrancesco Guarguaglini: nel 2011 è stata maltrattata in Borsa, ha perso 2,3 miliardi di euro e l'ex boss se n'è uscito con un paracadute di 5,5 milioni. Ora però l'opinione pubblica reclama messaggi improntati alla sobrietà. E qualcosina sta succedendo. Le Generali, dopo la colossale buonuscita di 17,4 milioni riconosciuta all'ex presidente Cesare Geronzi, ha tagliato complessivamente del 50 per cento i bonus legati ai risultati. Il sacrificio più grosso è toccato a Giovanni Perissinotto, amministratore delegato e capo di tutte le attività del Gruppo Generali: da 1,57 miliardi a 480 mila euro. Meno grave la limatura per Sergio Balbinot, l'altro ad. E a Unicredit, dopo l'addio da 40 milioni circa di Alessandro Profumo, non sono stati pagati i bonus del 2011. Sergio Marchionne E Sergio Marchionne, il più internazionale e celebrato dei manager italiani, che fa? Oltre oceano, ha rinunciato alla paga e ai premi di capo della Chrysler, come nel 2010, e, per il lavoro svolto in Fiat e in Fiat Industrial ha intascato circa 5 milioni di euro per il 2011. "Niente da eccepire, sulla retribuzione. Lascia però sbigottiti la promessa di 7 milioni di azioni Fiat gratuite, di cui Marchionne verrà in possesso tra il 2013 e il 2015", afferma Carbonara di Frontis Governance: "Sono considerate un incentivo ma in realtà sono legate solo alla sua permanenza nel gruppo. Se i titoli Fiat crollassero del 50 per cento da qui a tre anni, lui incamererà comunque quasi 17 milioni di euro; mentre un risparmiatore con 10 mila euro in azioni Fiat si ritroverebbe il gruzzolo dimezzato". Commenta Giulio Sapelli, docente di Storia dell'economia alla Statale di Milano: "E' una delle grandi asimmetrie che ha consentito la formazione di una nuova classe, quella dei top-manager che di fatto decidono da soli quanto guadagnare. Scomodando Marx, non solo espropriano il pluslavoro, ma pure parte del plusvalore. Al di là del folklore sui superstipendi, siamo al cospetto di una preoccupante élite di supercapitalisti". Superpagati, spesso, troppo spesso, al di là dei risultati.

Qui il link all'articolo comprensivo di immagini e foto dei "manager" citati:

In conclusione visto quello che è l'Italia di oggi, la domanda che mi pongo e che faccio è questa: "Ma è proprio questa l'Italia che vogliamo?

25 APRILE 2012 - 25 SUICIDI DA RICORDARE E NON DIMENTICARE

E’ dura alzarsi ogni mattina con l’amaro in bocca, consapevoli che non si ha presente e non si può costruire un futuro! E’ dura ogni mattina trovare le forze per dire Ok andiamo avanti, la situazione non solo può ma deve cambiare! Voglio cambiare il mio presente e costruirmi il mio futuro per quanto all’oggi è impossibile e non vedo vie di uscita! Ma si chiama vivere, si chiama affrontare il problema ed i problemi!
Questa è la situazione in Italia oggi!
Che tu sia “giovane”, meno “giovane”, disoccupato, precario, lavoratore, esodato, vecchio o chicchessia, lo stato attuale è questo!
E’ dura ogni giorno sentire editti (bulgari) e pubblicitari, dai nostri governanti, tipo: “ce la faremo (ovvero ce la farete voi, in quanto noi stiamo con il didietro al caldo)!
E’ dura sentirsi dire l’austerity serve (per voi, in quanto noi non sappiamo cosa sia)!
E’ dura sentirsi presi costantemente per i fondelli, quando loro i nostri governanti a qualsiasi livello fanno la bella vita e ne combinano una peggio dell’altra!”
E’ dura per chi è giovane e deve fare l’ingresso al lavoro non vedere un presente ed un futuro!
E’ dura per chi un lavoro ce l’ha, ma non sa cosa gli prospetta il domani e si domanda ogni mattina ed ogni sera ma domani il futuro l'ho!?
E’ dura per chi è precario che sa che domani un futuro non l’ha proprio!
E’ dura per un padre di famiglia pensare il mio presente è questo ma non so cosa mi aspetta domani! E’ dura per lui pensare che i figli non hanno ne’ presente ne’ futuro!
Tutto questo è duro, fino a che qualcosa definitivamente non si spezza come è accaduto a quelle 25 persone a ieri (25 padri di famiglia italiani) che da nord a sud da Gennaio si son tolte la vita!
Loro ad un certo punto hanno perso non solo il presente, non solo il futuro, ma anche la voglia di reagire! La voglia di vivere! Hanno preferito farla finita!
Il late motive portante è sempre solo uno: “Il mio presente non c’è più il mio futuro non esiste”!
Oggi è il 25 aprile in Italia è un giorno importantissimo, un giorno di memoria, un giorno infangato e sporcato da queste 25 vite andate perdute, 25 padri di famiglia che non ci sono più!
25 persone che rappresentano più di ogni altra cosa lo stato attuale di questa Nazione e di chi la abita!
25 persone che hanno perso il coraggio di combattere, di alzarsi la mattina con l’amaro in bocca ma con la speranza di cambiare la situazione!
Speranza che gli è stata tolta dai nostri governanti incapaci ed insensibili! In quanto loro le difficoltà reali della gente e delle persone non sanno e non immaginano nemmeno cosa sia!
Quella speranza che gli è stata tolta da tutti noi! Che gli è stata tolta dalla nostra indifferenza!
Passato il primo attimo di indignazione e di sofferenza torniamo tutti nel nostro piccolo, dicendoci tanto a me non toccherà mai! Giusto, vero e comprensibile!
Ma quanti “Tanto a me non toccherà mai” dobbiamo ancora leggere e vedere per domandarci dove stiamo andando e se anche una sola vita vale quello che ci stiamo e ci stanno e ci stiamo facendo?
Oggi è un 25 aprile amaro per molti se non per tutti!
E’ un 25 aprile dove la liberazione dell’Italia dalla dittatura è solo un lontano ricordo!
E’ un 25 aprile dove si è perso il senso della Nazione e di quella Unità che nel 1945 mise la prima e fondamentale pietra per quella che è oggi la Repubblica Italiana!
E’ un 25 aprile dove la resistenza non c’è più! Dove si vive al passato pensando al probabile quanto sognato e agognato futuro (che in molti casi diventa incubo) senza passare per l'oggi!
Cercando in tutti i modi di non affrontare il presente affinché il già citato futuro non sia solo un sogno ma una forte realtà!